martedì 20 marzo 2012

Le quattro casalinghe di Tokyo

Voto: 7 ½



Le quattro casalinghe di Tokyo - Natsuo Kirino

Questo romanzo è tutto tranne  che un giallo classico. Non è classica l'ambientazione come non lo è la trama. Di omicidi però ce ne sono a iosa quindi...perché non parlarne? La vicenda ruota intorno a quattro donne giapponesi molto diverse tra loro che per un motivo o per l'altro si sono ritrovate a svolgere lo stesso lavoro come operaie notturne presso uno stabilimento che prepara cibi pronti. Tutto inizia quando la bellissima Yaoyoy (la più giovane delle quattro), esasperata dal comportamento di suo marito, lo uccide stringendogli al collo una cintura. Le tre colleghe, capeggiate da Masako, l'aiuteranno ad occultare il cadavere. Qui prende il via una vicenda oscura e morbosa, dove la psicologia dei numerosi personaggi fa da padrona: non ci sono molti colpi di scena ma, strano a dirsi, questa mancanza diventa  valore aggiunto in un romanzo in cui le domande alla Cluedo "chi, dove e con quale arma?" non hanno senso di esistere. L'unica domanda che l'autrice si pone è il "perché?" e sfido chiunque a non prendere le parti dei "cattivi" che, come diceva Fossati, "poi così cattivi non sono mai".
Lo consiglio perché una volta tanto è bene perdonare un thriller che ha come unica colpa quello di essere contemporaneamente esponente di Grande Letteratura.

giovedì 2 febbraio 2012

Il segugio della morte

Voto: 5





Il segugio della morte - Agatha Christie


Agatha Christie è la mia musa, il mio punto di riferimento e per me bocciare una sua opera è davvero un colpo al cuore e all'orgoglio. Grazie a dio mi è capitato solo due volte di non essere in grado di darle la sufficienza e questo è appunto il primo caso.
Si tratta di una raccolta di racconti che giocano con il sovrannaturale, un po' come era successo con "Il parassita e altri racconti" di Doyle. Se però il baronetto si era destreggiato in maniera sublime con le scienze arcane, lo stesso non si può dire della Christie e possiamo ritenerci felici e contenti del fatto che la nostra Dame si sia dedicata quasi esclusivamente alla mystery novel.
Vediamo un po' i racconti presenti nel volume:


  • "Il segugio della morte": una monaca con le visioni; non mi è piaciuto per niente; noioso e sconclusionato.
  • "Il segnale rosso": una sorta di misunderstanding così classico da risultare noiosissimo.
  • "Il quarto uomo": in uno scompartimento del treno, un uomo racconta una strana storia; il quarto uomo presente fornirà loro dettagli e risoluzione; sarebbe anche carino se non fosse per l'elemento sovrannaturale.
  • "La zingara": boring.
  • "La lanterna": una casa infestata, nuovi proprietari, loro figlio che riesce a entrare in contatto con il fantasma, etc. Un racconto davvero angosciante ma in senso esclusivamente negativo.
  • "La radio": carino (non c'è l'elemento sovrannaturale).
  • "Testimone d'accusa": bellissimo (non c'è l'elemento sovrannaturale).
  • "Il mistero del vaso azzurro": molto carino (non c'è l'elemento sovrannaturale).
  • "Il richiamo delle ali": un mix tra la classica novella buonista natalizia un sermone biblico e un film americano a bassissimo budget.
  • "L'ultima seduta": l'atmosfera è passabile ma il finale è ridicolo.
  • "SOS": bellissimo (non c'è l'elemento sovrannaturale).
Non ho bocciato tutti i racconti (alcuni dei quali trovo davvero notevoli) ma ho bocciato l'intero libro: perché? Perché i racconti belli - non è un caso che nessuno di essi abbia un elemento sovrannaturale - sono stati pubblicati in altre raccolte. Agatha è la regina del giallo e nessuno come lei è stato in grado di farmi amare una forma letteraria a me non molto amica come il racconto; qui si è voluta cimentare in un genere che magari la affascinava ma non le apparteneva. L'elemento sovrannaturale sembra troppo forzato il che da un lato rovina l'armosfera, dall'altro porta a risoluzioni finali prive di pregio e talvolta di senso. Consiglio questo libro solo ai veri appassionati della Christie per completezza d'opera; tutti gli altri possono godere della sua maestria grazie alle altre numerose raccolte edite in Italia presenti in libreria o su eBay.


mercoledì 25 gennaio 2012

Il parassita e altri racconti

Voto: 8


Il parassita e altri racconti - Arthur Conan Doyle


Un po' mi dispiace per questo autore: Sherlock Holmes lo ha praticamente annientato. E lui se n'era accorto visto che a un certo punto ha anche cercato di liberarsi della sua creatura egocentrica, ma i fan non gliel'hanno permesso! Dico che mi spiace per lui perché il baronetto più famoso della letteratura ha scritto anche altro e in pochi ne sono a conoscenza. Essendo appassionato di misteri sovrannaturali, Conan Doyle in vita si è dedicato anche a numerosissimi racconti sull'argomento. In questo libro ne troviamo tre: "Il parassita", "Scherzare col fuoco" e "L'imbuto di cuoio"; tre storie, una più bella dell'altra. Premetto che apprezzo questo genere solo di fronte a una produzione di altissimo livello ed è questo il caso: l'atmosfera è inquietante ma mai forzata, il mistero e il sovrannaturale coesistono in un raro perfetto equilibrio.
Io credo che sia giunta l'ora di mettere da parte il caro vecchio Holmes (tanto il suo posto nell'Olimpo se l'è bell'e guadagnato e da lì non lo schioda più nessuno) e dare una nuova chance ad Arthur Conan Doyle.
Consigliatissimo.






Il mistero della camera gialla - Gaston Leroux

Voto: 6


Il mistero della camera gialla - Gaston Leroux - 1907

Nonostante sia considerato una pietra miliare nel campo delle mystery novels, ho letto questo libro solo un annetto fa. Mi spiace dirlo ma...non mi è piaciuto. Il problema non è lo stile (è scritto bene), nè l'argomento (è un classico). Ciò che non son davvero riuscita a digerire è stato il finale. La scelta del colpevole non incontra assolutamente i miei gusti perché contravviene a una regola per me importantissima: non scriverò quale perchè non voglio spoilerare nulla. Dico solo che non amo i tranelli e se il mio amore per Poirot e la sua creatrice sono stati in grado di farmi superare i pregiudizi e perdonare un piccolo peccatuccio, in questo caso nulla mi porta ad essere altrettanto magnanima. Il libro non è male e riconosco tutta la sua importanza in quanto fa da "apri-pista" a quel filone di romanzi meravigliosi della Golden Age, però non può rientrare nella maniera più assoluta tra i miei gialli preferiti.Credo che, a prescindere dalla risoluzione finale che potrebbe far storcere il naso in ogni caso, andrebbe letto molto prima di tanti altri romanzi per poter essere apprezzato a fondo.
Mea culpa: avrei dovuto inserire questo titolo tra le mie prime letture tanti anni fa perché dopo aver letto Christie e Carr è difficile rimanere positivamente impressionati da chi li ha preceduti.

lunedì 23 gennaio 2012

La scala a chiocciola - Mary Roberts Rinehart

Voto: 8 ½







La scala a chiocciola - Mary Roberts Rinehart

Bello! Ok, trama:

La storia è ambientata in una villa di campagna del New England che una signora di mezza età, Rachel Innes, affitta per trascorrervi le vacanze estive insieme ai due nipoti, Gertrude e Halsey, e alla fida domestica Liddy. Ben presto, però, si accorge che nell’abitazione c’è qualcosa che non va. Strani rumori notturni, improvvise apparizioni alle finestre, misteriose visite, sembra quasi che la casa sia popolata di fantasmi. Ma i fantasmi, si sa, non sono assassini, e quando una notte Rachel scopre ai piedi della scala a chiocciola il cadavere di un giovane uomo ucciso con un colpo di pistola, si rende conto che il pericolo è ben più grave. Sarà solo dopo numerose altre morti e alcuni avvenimenti apparentemente inspiegabili che i vari misteri saranno risolti. Il libro è stato inserito sia nell’elenco dei 100 migliori mystery di tutti i tempi compilato dal critico inglese H. R. F. Keating, sia in quello delle pietre miliari del giallo stilato da Howard Haycraft ed Ellery Queen.
Quando in quarta di copertina parlano dei presunti 100 migliori gialli di sempre...mi indispongo: ho letto questa frase (usata spesso a sproposito) così tante volte che per me ha perso valore o ne ha assunto quasi uno di demerito. Il fatto è che queste classifiche sono state pubblicate infinite volte, in diversi paesi da diverse persone quindi per me lasciano il tempo che trovano.
Fatto sta che però questo romanzo è veramente bello. Non c'è un detective ufficiale ma un'arzilla donna di mezza età che decide di investigare per conto suo lasciandoci quasi la pelle: trovo questa scelta azzeccatissima! Miss Innes è simpatica e, cosa non tanto ovvia, totalmente credibile nel suo ruolo. La lettura scorre via in maniera quasi rocambolesca visto l'elevato numero di eventi che si verificano: non c'è nemmeno un capitolo di stallo, succede sempre qualcosa e le frasi anticipatorie della protagonista portano il lettore a rimanere in allerta anche quando tutto sembra tacere.
Parte della risoluzione finalme è stata per me intuibile ma questo non influisce assolutamente sul mio giudizio: bel romanzo. Consigliatissimo.

Altri delitti di Natale - A.A.V.V.

Voto: bah! (leggi sotto)

"Altri delitti di Natale" - A.A. V.V.

Dopo il successo del primo volume, eccoci al secondo. Ci troviamo di nuovo di fronte a una raccolta di racconti "gialli" a tema natalizio. Ho messo l'aggettivo tra virgolette perché ben due delle storie presenti, secondo i miei parametri, non possono essere considerate tali. Questo è uno dei motivi per i quali non ho apprezzato molto questo libro.
Cercherò di spiegarmi al meglio: il volume precedente raccoglieva dei racconti sufficienti e la media veniva alzata in maniera sorprendente da una storia della White. Ho promosso dunque il libro perché non mi è pesato leggerlo e mi ha permesso di conoscere quell'autrice; questo secondo me è un grande merito.

Vi riassumo invece questo volume:
"Un Natale di Maigret" - Simenon: bellissimo
"L'enigma del canto di Natale" - Kendrick: noia mortale
"La mattina di Natale" - Allingham: tristissimo e poco giallo
"La sorella Bessie" - Hare: carino
"Il Natale di Ballerino Dan" - Runyon: sembra la brutta copia di una canzone di Fred Buscaglione
"L'avventura del dolce di Natale" - Christie: stupendo
"L'espresso delle 4,15" - Edwards: non è un giallo
"Un paio di scarpe infangate" - Robinson: non è un giallo
"Il mistero del campanile" - Hoch: carino ma totalmente improbabile, non c'è nulla che abbia senso
"Di spada" - Jepson: molto carino
"Un lieto fine" - Allen: comprensibile solo da chi gioca bene a scacchi


Come vedete gli unici racconti di pregio sono quelli di Christie e Simenon (in particolare il caso di Poirot è mirabile) ma, a dispetto di quanto si possa pensare, non contribuiscono ad alzare la media e vi spiego il perché: trovo molto più sensato acquistare dei libri di racconti di questi due scrittori, garanti di qualità, piuttosto che prendere questo volume e rischiare di addormentarsi per le pagine rimanenti. L'idea di pubblicare racconti di autori vari non è male perché ci vien data l'opportunità di conoscere scrittori a noi sconosciuti ma purtroppo in questo caso l'effetto positivo è stato solo quello di aver potuto conoscere una storia di Maigret che non conoscevo (quella di Poirot l'avevo letta e riletta più volte).

giovedì 19 gennaio 2012

Il mistero della camera chiusa

"Perché siamo così scettici nell'ascoltare la spiegazione di un delitto a camera chiusa? Non perché siamo increduli bensì perché in un certo senso rimaniamo contrariati. E questa sensazione ci porta a definire l'intera faccenda come incredibile o impossibile o decisamente ridicola.[...] La verità è che l'effetto è stato così magico che alla fine ci aspettiamo che sia la causa stessa ad essere magica."
Questa citazione proviene da quello che ancora oggi considerato il capolavoro per eccellenza tra i delitti in camera chiusa. Sto parlando de "Le tre bare" di John Dickson Carr. Sarò sincera: è un libro molto bello ma secondo me non si tratta affatto del più bel locked room mystery; senza andare troppo lontano, nella stessa produzione di Carr è possibile trovare romanzi migliori. In realtà ciò che rende così speciale questo giallo è che l'autore ad un certo punto, inscenando un battibecco tra i protagonisti, dice la sua in merito a questo tipo di delitti trattati in lettaratura e quello che ne vien fuori è un brevissimo ma molto concentrato saggio. Se non avete mai letto questo libro (e ahimé, purtroppo è possibile visto che in Italia non viene pubblicato da almeno una trentina d'anni) fatelo; non sarà facile: dovrete passare le vostre serate su eBay o setacciare tutte le biblioteche della provincia ma vi assicuro che l'autore saprà ripagarvi dello sforzo.
Com'è facile intuire dall'incipit di questo post, Dickson Carr difende i diritti dello scrittore di gialli colpevolizzando il lettore che, a causa dell'altissima aspettativa impossibile da esaudire nella realtà, si autoinfligge la delusione. Ho faticato un po' ad accettare quest'idea: il lettore incallito è fiero della sua esperienza e saldo ai suoi princìpi e mettersi in discussione non è facile. Dopo averci rimurginato su per un po' mi sono resa conto che ha ragione! L'omicidio a stanza chiusa - ma trovo che lo stesso principio valga per tutti quei delitti misteriosi che ci lasciano con il fiato sospeso fino alla fine - è un meraviglioso gioco di prestigio. Quando troviamo il morto e non riusciamo a trovare alcuna spiegazione logica entriamo in estasi; quando le nostre ipotesi iniziali vengono confutate dal detective di turno tiriamo un sospiro di sollievo; quando il pollice della mano destra ci dice che al momento della verità non manca molto entriamo in uno stato di ansia. E quando il trucco viene svelato cosa succede? Spesso e volentieri arriva la delusione. È troppo facile. Nel breve tragitto che abbiamo percorso insieme, quel libro è stato in grado di darci delle sensazioni che di naturale hanno poco e niente: se queste emozioni sono fuori dall'ordinario come potrebbe mai una plausibile e razionale spiegazione accontentare la nostra avidità? Quante volte abbiamo commentato "bah, mi aspettavo di meglio!". Sì, ma cosa? Se noi stessi non siamo stati in grado di trovare una spiegazione plausibile, se quella scelta dall'autore ci sembra troppo banale, cosa ci aspettavamo veramente? Stregoneria? Fantascienza?
Non dico che questo romanzo abbia cambiato il mio modo di leggere ma ha sicuramente influenzato i miei parametri di giudizio. Se da un lato rimango fedele alle mie convinzioni puriste che mi rendono una lettrice insopportabilmente hard-to-please, dall'altro ho imparato ad ammorbidire i giudizi (prima lapidari) sulle risoluzioni.