giovedì 19 gennaio 2012

Il mistero della camera chiusa

"Perché siamo così scettici nell'ascoltare la spiegazione di un delitto a camera chiusa? Non perché siamo increduli bensì perché in un certo senso rimaniamo contrariati. E questa sensazione ci porta a definire l'intera faccenda come incredibile o impossibile o decisamente ridicola.[...] La verità è che l'effetto è stato così magico che alla fine ci aspettiamo che sia la causa stessa ad essere magica."
Questa citazione proviene da quello che ancora oggi considerato il capolavoro per eccellenza tra i delitti in camera chiusa. Sto parlando de "Le tre bare" di John Dickson Carr. Sarò sincera: è un libro molto bello ma secondo me non si tratta affatto del più bel locked room mystery; senza andare troppo lontano, nella stessa produzione di Carr è possibile trovare romanzi migliori. In realtà ciò che rende così speciale questo giallo è che l'autore ad un certo punto, inscenando un battibecco tra i protagonisti, dice la sua in merito a questo tipo di delitti trattati in lettaratura e quello che ne vien fuori è un brevissimo ma molto concentrato saggio. Se non avete mai letto questo libro (e ahimé, purtroppo è possibile visto che in Italia non viene pubblicato da almeno una trentina d'anni) fatelo; non sarà facile: dovrete passare le vostre serate su eBay o setacciare tutte le biblioteche della provincia ma vi assicuro che l'autore saprà ripagarvi dello sforzo.
Com'è facile intuire dall'incipit di questo post, Dickson Carr difende i diritti dello scrittore di gialli colpevolizzando il lettore che, a causa dell'altissima aspettativa impossibile da esaudire nella realtà, si autoinfligge la delusione. Ho faticato un po' ad accettare quest'idea: il lettore incallito è fiero della sua esperienza e saldo ai suoi princìpi e mettersi in discussione non è facile. Dopo averci rimurginato su per un po' mi sono resa conto che ha ragione! L'omicidio a stanza chiusa - ma trovo che lo stesso principio valga per tutti quei delitti misteriosi che ci lasciano con il fiato sospeso fino alla fine - è un meraviglioso gioco di prestigio. Quando troviamo il morto e non riusciamo a trovare alcuna spiegazione logica entriamo in estasi; quando le nostre ipotesi iniziali vengono confutate dal detective di turno tiriamo un sospiro di sollievo; quando il pollice della mano destra ci dice che al momento della verità non manca molto entriamo in uno stato di ansia. E quando il trucco viene svelato cosa succede? Spesso e volentieri arriva la delusione. È troppo facile. Nel breve tragitto che abbiamo percorso insieme, quel libro è stato in grado di darci delle sensazioni che di naturale hanno poco e niente: se queste emozioni sono fuori dall'ordinario come potrebbe mai una plausibile e razionale spiegazione accontentare la nostra avidità? Quante volte abbiamo commentato "bah, mi aspettavo di meglio!". Sì, ma cosa? Se noi stessi non siamo stati in grado di trovare una spiegazione plausibile, se quella scelta dall'autore ci sembra troppo banale, cosa ci aspettavamo veramente? Stregoneria? Fantascienza?
Non dico che questo romanzo abbia cambiato il mio modo di leggere ma ha sicuramente influenzato i miei parametri di giudizio. Se da un lato rimango fedele alle mie convinzioni puriste che mi rendono una lettrice insopportabilmente hard-to-please, dall'altro ho imparato ad ammorbidire i giudizi (prima lapidari) sulle risoluzioni.

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