martedì 20 marzo 2012

Le quattro casalinghe di Tokyo

Voto: 7 ½



Le quattro casalinghe di Tokyo - Natsuo Kirino

Questo romanzo è tutto tranne  che un giallo classico. Non è classica l'ambientazione come non lo è la trama. Di omicidi però ce ne sono a iosa quindi...perché non parlarne? La vicenda ruota intorno a quattro donne giapponesi molto diverse tra loro che per un motivo o per l'altro si sono ritrovate a svolgere lo stesso lavoro come operaie notturne presso uno stabilimento che prepara cibi pronti. Tutto inizia quando la bellissima Yaoyoy (la più giovane delle quattro), esasperata dal comportamento di suo marito, lo uccide stringendogli al collo una cintura. Le tre colleghe, capeggiate da Masako, l'aiuteranno ad occultare il cadavere. Qui prende il via una vicenda oscura e morbosa, dove la psicologia dei numerosi personaggi fa da padrona: non ci sono molti colpi di scena ma, strano a dirsi, questa mancanza diventa  valore aggiunto in un romanzo in cui le domande alla Cluedo "chi, dove e con quale arma?" non hanno senso di esistere. L'unica domanda che l'autrice si pone è il "perché?" e sfido chiunque a non prendere le parti dei "cattivi" che, come diceva Fossati, "poi così cattivi non sono mai".
Lo consiglio perché una volta tanto è bene perdonare un thriller che ha come unica colpa quello di essere contemporaneamente esponente di Grande Letteratura.

giovedì 2 febbraio 2012

Il segugio della morte

Voto: 5





Il segugio della morte - Agatha Christie


Agatha Christie è la mia musa, il mio punto di riferimento e per me bocciare una sua opera è davvero un colpo al cuore e all'orgoglio. Grazie a dio mi è capitato solo due volte di non essere in grado di darle la sufficienza e questo è appunto il primo caso.
Si tratta di una raccolta di racconti che giocano con il sovrannaturale, un po' come era successo con "Il parassita e altri racconti" di Doyle. Se però il baronetto si era destreggiato in maniera sublime con le scienze arcane, lo stesso non si può dire della Christie e possiamo ritenerci felici e contenti del fatto che la nostra Dame si sia dedicata quasi esclusivamente alla mystery novel.
Vediamo un po' i racconti presenti nel volume:


  • "Il segugio della morte": una monaca con le visioni; non mi è piaciuto per niente; noioso e sconclusionato.
  • "Il segnale rosso": una sorta di misunderstanding così classico da risultare noiosissimo.
  • "Il quarto uomo": in uno scompartimento del treno, un uomo racconta una strana storia; il quarto uomo presente fornirà loro dettagli e risoluzione; sarebbe anche carino se non fosse per l'elemento sovrannaturale.
  • "La zingara": boring.
  • "La lanterna": una casa infestata, nuovi proprietari, loro figlio che riesce a entrare in contatto con il fantasma, etc. Un racconto davvero angosciante ma in senso esclusivamente negativo.
  • "La radio": carino (non c'è l'elemento sovrannaturale).
  • "Testimone d'accusa": bellissimo (non c'è l'elemento sovrannaturale).
  • "Il mistero del vaso azzurro": molto carino (non c'è l'elemento sovrannaturale).
  • "Il richiamo delle ali": un mix tra la classica novella buonista natalizia un sermone biblico e un film americano a bassissimo budget.
  • "L'ultima seduta": l'atmosfera è passabile ma il finale è ridicolo.
  • "SOS": bellissimo (non c'è l'elemento sovrannaturale).
Non ho bocciato tutti i racconti (alcuni dei quali trovo davvero notevoli) ma ho bocciato l'intero libro: perché? Perché i racconti belli - non è un caso che nessuno di essi abbia un elemento sovrannaturale - sono stati pubblicati in altre raccolte. Agatha è la regina del giallo e nessuno come lei è stato in grado di farmi amare una forma letteraria a me non molto amica come il racconto; qui si è voluta cimentare in un genere che magari la affascinava ma non le apparteneva. L'elemento sovrannaturale sembra troppo forzato il che da un lato rovina l'armosfera, dall'altro porta a risoluzioni finali prive di pregio e talvolta di senso. Consiglio questo libro solo ai veri appassionati della Christie per completezza d'opera; tutti gli altri possono godere della sua maestria grazie alle altre numerose raccolte edite in Italia presenti in libreria o su eBay.


mercoledì 25 gennaio 2012

Il parassita e altri racconti

Voto: 8


Il parassita e altri racconti - Arthur Conan Doyle


Un po' mi dispiace per questo autore: Sherlock Holmes lo ha praticamente annientato. E lui se n'era accorto visto che a un certo punto ha anche cercato di liberarsi della sua creatura egocentrica, ma i fan non gliel'hanno permesso! Dico che mi spiace per lui perché il baronetto più famoso della letteratura ha scritto anche altro e in pochi ne sono a conoscenza. Essendo appassionato di misteri sovrannaturali, Conan Doyle in vita si è dedicato anche a numerosissimi racconti sull'argomento. In questo libro ne troviamo tre: "Il parassita", "Scherzare col fuoco" e "L'imbuto di cuoio"; tre storie, una più bella dell'altra. Premetto che apprezzo questo genere solo di fronte a una produzione di altissimo livello ed è questo il caso: l'atmosfera è inquietante ma mai forzata, il mistero e il sovrannaturale coesistono in un raro perfetto equilibrio.
Io credo che sia giunta l'ora di mettere da parte il caro vecchio Holmes (tanto il suo posto nell'Olimpo se l'è bell'e guadagnato e da lì non lo schioda più nessuno) e dare una nuova chance ad Arthur Conan Doyle.
Consigliatissimo.






Il mistero della camera gialla - Gaston Leroux

Voto: 6


Il mistero della camera gialla - Gaston Leroux - 1907

Nonostante sia considerato una pietra miliare nel campo delle mystery novels, ho letto questo libro solo un annetto fa. Mi spiace dirlo ma...non mi è piaciuto. Il problema non è lo stile (è scritto bene), nè l'argomento (è un classico). Ciò che non son davvero riuscita a digerire è stato il finale. La scelta del colpevole non incontra assolutamente i miei gusti perché contravviene a una regola per me importantissima: non scriverò quale perchè non voglio spoilerare nulla. Dico solo che non amo i tranelli e se il mio amore per Poirot e la sua creatrice sono stati in grado di farmi superare i pregiudizi e perdonare un piccolo peccatuccio, in questo caso nulla mi porta ad essere altrettanto magnanima. Il libro non è male e riconosco tutta la sua importanza in quanto fa da "apri-pista" a quel filone di romanzi meravigliosi della Golden Age, però non può rientrare nella maniera più assoluta tra i miei gialli preferiti.Credo che, a prescindere dalla risoluzione finale che potrebbe far storcere il naso in ogni caso, andrebbe letto molto prima di tanti altri romanzi per poter essere apprezzato a fondo.
Mea culpa: avrei dovuto inserire questo titolo tra le mie prime letture tanti anni fa perché dopo aver letto Christie e Carr è difficile rimanere positivamente impressionati da chi li ha preceduti.

lunedì 23 gennaio 2012

La scala a chiocciola - Mary Roberts Rinehart

Voto: 8 ½







La scala a chiocciola - Mary Roberts Rinehart

Bello! Ok, trama:

La storia è ambientata in una villa di campagna del New England che una signora di mezza età, Rachel Innes, affitta per trascorrervi le vacanze estive insieme ai due nipoti, Gertrude e Halsey, e alla fida domestica Liddy. Ben presto, però, si accorge che nell’abitazione c’è qualcosa che non va. Strani rumori notturni, improvvise apparizioni alle finestre, misteriose visite, sembra quasi che la casa sia popolata di fantasmi. Ma i fantasmi, si sa, non sono assassini, e quando una notte Rachel scopre ai piedi della scala a chiocciola il cadavere di un giovane uomo ucciso con un colpo di pistola, si rende conto che il pericolo è ben più grave. Sarà solo dopo numerose altre morti e alcuni avvenimenti apparentemente inspiegabili che i vari misteri saranno risolti. Il libro è stato inserito sia nell’elenco dei 100 migliori mystery di tutti i tempi compilato dal critico inglese H. R. F. Keating, sia in quello delle pietre miliari del giallo stilato da Howard Haycraft ed Ellery Queen.
Quando in quarta di copertina parlano dei presunti 100 migliori gialli di sempre...mi indispongo: ho letto questa frase (usata spesso a sproposito) così tante volte che per me ha perso valore o ne ha assunto quasi uno di demerito. Il fatto è che queste classifiche sono state pubblicate infinite volte, in diversi paesi da diverse persone quindi per me lasciano il tempo che trovano.
Fatto sta che però questo romanzo è veramente bello. Non c'è un detective ufficiale ma un'arzilla donna di mezza età che decide di investigare per conto suo lasciandoci quasi la pelle: trovo questa scelta azzeccatissima! Miss Innes è simpatica e, cosa non tanto ovvia, totalmente credibile nel suo ruolo. La lettura scorre via in maniera quasi rocambolesca visto l'elevato numero di eventi che si verificano: non c'è nemmeno un capitolo di stallo, succede sempre qualcosa e le frasi anticipatorie della protagonista portano il lettore a rimanere in allerta anche quando tutto sembra tacere.
Parte della risoluzione finalme è stata per me intuibile ma questo non influisce assolutamente sul mio giudizio: bel romanzo. Consigliatissimo.

Altri delitti di Natale - A.A.V.V.

Voto: bah! (leggi sotto)

"Altri delitti di Natale" - A.A. V.V.

Dopo il successo del primo volume, eccoci al secondo. Ci troviamo di nuovo di fronte a una raccolta di racconti "gialli" a tema natalizio. Ho messo l'aggettivo tra virgolette perché ben due delle storie presenti, secondo i miei parametri, non possono essere considerate tali. Questo è uno dei motivi per i quali non ho apprezzato molto questo libro.
Cercherò di spiegarmi al meglio: il volume precedente raccoglieva dei racconti sufficienti e la media veniva alzata in maniera sorprendente da una storia della White. Ho promosso dunque il libro perché non mi è pesato leggerlo e mi ha permesso di conoscere quell'autrice; questo secondo me è un grande merito.

Vi riassumo invece questo volume:
"Un Natale di Maigret" - Simenon: bellissimo
"L'enigma del canto di Natale" - Kendrick: noia mortale
"La mattina di Natale" - Allingham: tristissimo e poco giallo
"La sorella Bessie" - Hare: carino
"Il Natale di Ballerino Dan" - Runyon: sembra la brutta copia di una canzone di Fred Buscaglione
"L'avventura del dolce di Natale" - Christie: stupendo
"L'espresso delle 4,15" - Edwards: non è un giallo
"Un paio di scarpe infangate" - Robinson: non è un giallo
"Il mistero del campanile" - Hoch: carino ma totalmente improbabile, non c'è nulla che abbia senso
"Di spada" - Jepson: molto carino
"Un lieto fine" - Allen: comprensibile solo da chi gioca bene a scacchi


Come vedete gli unici racconti di pregio sono quelli di Christie e Simenon (in particolare il caso di Poirot è mirabile) ma, a dispetto di quanto si possa pensare, non contribuiscono ad alzare la media e vi spiego il perché: trovo molto più sensato acquistare dei libri di racconti di questi due scrittori, garanti di qualità, piuttosto che prendere questo volume e rischiare di addormentarsi per le pagine rimanenti. L'idea di pubblicare racconti di autori vari non è male perché ci vien data l'opportunità di conoscere scrittori a noi sconosciuti ma purtroppo in questo caso l'effetto positivo è stato solo quello di aver potuto conoscere una storia di Maigret che non conoscevo (quella di Poirot l'avevo letta e riletta più volte).

giovedì 19 gennaio 2012

Il mistero della camera chiusa

"Perché siamo così scettici nell'ascoltare la spiegazione di un delitto a camera chiusa? Non perché siamo increduli bensì perché in un certo senso rimaniamo contrariati. E questa sensazione ci porta a definire l'intera faccenda come incredibile o impossibile o decisamente ridicola.[...] La verità è che l'effetto è stato così magico che alla fine ci aspettiamo che sia la causa stessa ad essere magica."
Questa citazione proviene da quello che ancora oggi considerato il capolavoro per eccellenza tra i delitti in camera chiusa. Sto parlando de "Le tre bare" di John Dickson Carr. Sarò sincera: è un libro molto bello ma secondo me non si tratta affatto del più bel locked room mystery; senza andare troppo lontano, nella stessa produzione di Carr è possibile trovare romanzi migliori. In realtà ciò che rende così speciale questo giallo è che l'autore ad un certo punto, inscenando un battibecco tra i protagonisti, dice la sua in merito a questo tipo di delitti trattati in lettaratura e quello che ne vien fuori è un brevissimo ma molto concentrato saggio. Se non avete mai letto questo libro (e ahimé, purtroppo è possibile visto che in Italia non viene pubblicato da almeno una trentina d'anni) fatelo; non sarà facile: dovrete passare le vostre serate su eBay o setacciare tutte le biblioteche della provincia ma vi assicuro che l'autore saprà ripagarvi dello sforzo.
Com'è facile intuire dall'incipit di questo post, Dickson Carr difende i diritti dello scrittore di gialli colpevolizzando il lettore che, a causa dell'altissima aspettativa impossibile da esaudire nella realtà, si autoinfligge la delusione. Ho faticato un po' ad accettare quest'idea: il lettore incallito è fiero della sua esperienza e saldo ai suoi princìpi e mettersi in discussione non è facile. Dopo averci rimurginato su per un po' mi sono resa conto che ha ragione! L'omicidio a stanza chiusa - ma trovo che lo stesso principio valga per tutti quei delitti misteriosi che ci lasciano con il fiato sospeso fino alla fine - è un meraviglioso gioco di prestigio. Quando troviamo il morto e non riusciamo a trovare alcuna spiegazione logica entriamo in estasi; quando le nostre ipotesi iniziali vengono confutate dal detective di turno tiriamo un sospiro di sollievo; quando il pollice della mano destra ci dice che al momento della verità non manca molto entriamo in uno stato di ansia. E quando il trucco viene svelato cosa succede? Spesso e volentieri arriva la delusione. È troppo facile. Nel breve tragitto che abbiamo percorso insieme, quel libro è stato in grado di darci delle sensazioni che di naturale hanno poco e niente: se queste emozioni sono fuori dall'ordinario come potrebbe mai una plausibile e razionale spiegazione accontentare la nostra avidità? Quante volte abbiamo commentato "bah, mi aspettavo di meglio!". Sì, ma cosa? Se noi stessi non siamo stati in grado di trovare una spiegazione plausibile, se quella scelta dall'autore ci sembra troppo banale, cosa ci aspettavamo veramente? Stregoneria? Fantascienza?
Non dico che questo romanzo abbia cambiato il mio modo di leggere ma ha sicuramente influenzato i miei parametri di giudizio. Se da un lato rimango fedele alle mie convinzioni puriste che mi rendono una lettrice insopportabilmente hard-to-please, dall'altro ho imparato ad ammorbidire i giudizi (prima lapidari) sulle risoluzioni.

Perché Agatha?


All'inizio pensavo che la mia preferenza assoluta nei confronti della Christie fosse riconducibile al cliché "il primo amore non si scorda mai" ma poi ho capito che non è così. Agatha non è mai stata la miglior scrittrice in circolazione e tanti altri autori sono stati in grado di simulare omicidi altrettanto fantasiosi. Ma Simenon ha preferito lo stile alla trama, Ellery Queen ha prodotto tanto e non sempre bene (e questo ha abbassato la media), gli americani hanno "sporcato il giallo con il nero" e Conan Doyle è stato totalmente divorato da Sherlock Holmes. Non me ne vogliano i fan di Doyle, ma è così: la scrittrice britannica più tradotta in assoluto è la Christie; Holmes deve molta della sua fama alle rappresentazioni teatrali ed è entrato nell'immaginario collettivo sotto queste vesti...non per niente sulla carta non è mai stato ritratto con il berretto da caccia e quell'"elementare, Watson" non è mai uscito dalla sua bocca. Della Christie amo le atmosfere che tendono a rimanere le stesse nonostante il passare degli anni: quando leggo "Nemesi" stento a credere che quel romanzo sia stato scritto negli anni 70...ritrovo la stessa Inghilterra di "Poirot a Styles Court", classe 1920. Qualcuno storcerà il naso e attribuirà il motivo al bigottismo della Dame ma a me non importa: la gioia che provo nell'aprire un libro e perdermi in epoche anche solo apparentemente lontane è impagabile.
Ma c'è di più.
Io credo fermamente che Agatha Christie sia stata l'unica scrittrice a studiare la natura umana così a fondo e così bene. Quando leggo un suo romanzo arrivo sempre a capire il punto di vista dell'assassino anche quando si tratta di un personaggio lontanissimo dal mio mondo e dal mio modo di pensare. Miss Marple e Poirot mi hanno insegnato a capire le persone, a mettermi nei loro panni. In particolare la vecchina più impicciona di St. Mary Mead con il suo vizio di associare ogni nuova persona che le viene presentata a qualcuno già conosciuto il precedenza, ha gettato le fondamenta del mio credo: "human nature is the same everywhere".

L'assassinio di Roger Akroyd

VOTO: 10





L'assassino di Roger Akroyd - Agatha Christie - 1926 
King's Abbot è un tipico paesino della campagna inglese dove non succede mai nulla di speciale. Un giorno però qualcosa accade: l'uomo più ricco del paese, Roger Ackroyd, viene inspiegabilmente assassinato proprio quando stava per leggere una lettera che avrebbe fatto luce su un misterioso suicidio. Non tutti però hanno da dolersi della morte dell'uomo, almeno così sembra credere un buffo straniero trasferitosi da poco nel villaggio per coltivare zucche. L'uomo, che non è altri che l'inegugliabile Poirot, riesce a scoprire che la realtà è ben diversa da quella che appariva e che tutti, anche le persone insospettabili, hanno qualcosa da nascondere.


Il libro dello scandalo.
Conosciuto anche con il titolo "Dalle nove alle dieci", questo è stato sicuramente il libro più criticato e chiacchierato tra quelli della Christie. La premessa "storica" è d'obbligo: poco prima dell'uscita di questo romanzo, Dame Agatha aveva dovuto affrontare delle prove molto difficili tra cui la morte di sua madre e, soprattutto, l'abbandono da parte del marito (Mr Christie) il quale preferì un'altra donna a lei (la sua segretaria...che cliché!). Era il 1926 e la nostra scrittrice preferita ad un certo punto...sparì! Per dieci giorni nessuno seppe più nulla di lei fino a quando non venne ritrovata in un hotel di una località termale inglese dove si era registrata con il nome della rivale in amore; non solo! Lei affermò di non ricordare nulla di quando accaduto in quei giorni! Intorno a questa sparizione è stato detto e scritto di tutto: si è parlato di esaurimento nervoso, di una macchinazione atta a far arrestare il marito come assassino, di manovra pubblicitaria. Non sapremo mai la verità ma, come ha detto una mia carissima amica, è giusto che la Christie si sia portata nella tomba almeno un mistero.
Le chiacchiere intorno a "L'assassinio di Roger Akroyd" partono proprio da qui perché è proprio questo il romanzo uscito in quel burrascoso periodo. Ma non finisce qui. Per questa volta sarò costretta a parlare dell'assassino quindi se non avete mai letto questo romanzo provvedete immediatamente perché si tratta di un libro imprescindibile e a lettura finita tornate pure qui per i commenti.

SPOILER

L'assassino è un medico. Vabè che novità. Sì, ma il medico in questione è anche il protagonista nonché narratore della storia. Eh sì. Agatha ha barato. O forse no: dopo aver letto per la prima volta questo libro non puoi fare a meno di pensare due cose distinte: "è bellissimo" e "la Christie è una stronza". Ricordate le venti regole del giallo? A prescindere da quanto siate d'accordo o meno sulle stesse, ogni appassionato di mystery novels vuole giocare alla pari con il detective...è un suo diritto! Qualche mese fa, dopo almeno dieci anni, ho riletto il romanzo per mettere alla prova la buona fede dell'autrice: effettivamente ci sono delle cose che dovrebbero farti riflettere; effettivamente il narratore non mente. Però omette. Io dico questo: di fronte a un capolavoro del genere - perché è di questo che si tratta - sono disposta a perdonare tutto. Non si tratta della vile truffa di un baro ma di un meraviglioso gioco di prestigio.

mercoledì 18 gennaio 2012

Le 20 regole del giallo secondo S.S. Van Dine


Nel 1928, S.S. Van Dine, papà di Philo Vance, scrive su una rivista americana le 20 regole da seguire per scrivere un giallo degno di tal nome. Qui di seguito troverete le famose rules e i relativi personalissi commenti da parte mia.
  1. Il lettore deve avere le stesse possibilità del detective di risolvere del mistero. Tutti gli indizi devono essere chiaramente descritti. Sono assolutamente d'accordo. Non posso negarlo: io giudico un giallo innanzitutto da questo; se non arrivo alla soluzione ma voltandomi indietro riconosco tutti gli indizi tendo a giudicare il romanzo in maniera positiva; in caso contrario cestino. Un caso a parte è rappresentato da Conan Doyle, ma questa è un'altra storia.
  2. Sul lettore non devo essere messi in atto giochetti e astuzie diversi da quelli esercitati sul detective. Ancora una volta ha pienamente ragione.
  3. Sono bandite le questioni di cuore. Lo scopo è quello di portare un criminale alla giustizia e non una coppia innamorata all'altare. Mmh...no. Per quanto io sia una purista e non una svenevole, le storielle amorose di sottofondo spesso presenti nei romanzi della Christie non mi hanno mai dato fastidio. Vorrà mica questo americano da strapazzo dar lezioni alla Dame?
  4. Il detective o uno degli investigatori ufficiali non deve mai tramutarsi nel colpevole. Questo è gioco sporco. Ha ragione e quando la Christie lo ha fatto è stata perdonata solo per via del periodo che stava passando
  5. Il colpevole deve essere scoperto tramite deduzioni logiche, non per caso, coincidenza o confessione. Questa è un'ovvietà.
  6. Il giallo deve avere un detective e un detective non è tale se non investiga. La sua funzione è quella di collezionare gli indizi che lo porteranno all'arresto del colpevole. Anche questo è ovvio...ma che gialli leggeva Van Dine?
  7. In ogni giallo deve esserci almeno un cadavere; nessun delitto inferiore all'omicidio può far classificare un libro come un giallo. Sì e no; sono d'accordo per quanto riguarda i romanzi, molto meno per i racconti. Holmes e Christie ci hanno regalato splendide storie brevi anche su "semplici" furti.
  8. La risoluzione deve avvenire senza l'ausilio del sovrannaturale. E certo...altrimenti è fantascienza! Sono rigidissima sotto questo punto di vista.
  9. Per ogni romanzo deve esserci un solo detective, un solo deus ex machina. La presenza di più investigatori non solo rischia di distogliere il lettore ma rappresenta anche uno svantaggio a scapito dello stesso. Mmh..no, dipende dalla bravura dell'autore. Certo, mettere dieci investigatori è improponibile ma una coppia di detective non ha mai fatto male a nessuno e, per quanto io non sia una loro grandissima fan, Tommy e Tuppence si sono fatti valere senza portarmi alcun turbamento.
  10. Il colpevole deve essere qualcuno che ha avuto un ruolo più o meno importante nella storia. Beh, certo...se si scopre che l'assassino è il lattaio di cui scopriamo l'esistenza solo alla fine scanno l'autore!
  11. Un servitore non deve essere scelto come colpevole, è una soluzione troppo facile, mentre l'assassino dovrebbe essere insospettabile. Allora: presumo che all'epoca di Van Dine i gialli pullulassero di maggiordomi-killer. Credo che le cose da allora siano cambiate quindi ritengo questa regola alquanto datata.
  12. Non importa quanti omicidi abbia commesso, il colpevole deve essere uno solo; ovviamente può avere avuto un complice, ma la colpa deve ricadere su un'unica persona. Mmh..sì; il capro espiatorio funziona e funzionerà per sempre.
  13. In un giallo non c'è posto per società segrete, mafia, camorra e simili. Assolutamente intransigente anche su questo.
  14. Il metodo usato dall'assassino e la sua scoperta devono essere razionali e scientifici. Quindi niente cose alla CSI tipo foto piccolissime e pixelose che inserite in un computer speciale diventano giganti e nitidissime :D
  15. La soluzione al problema deve essere sempre evidente. È quello che dico sempre anche io: se, finito il libro, mi guardo indietro devo dirmi "stupida! come hai fatto a non arrivarci, era lì davanti al tuo naso!"
  16. Un romanzo giallo non deve lasciar spazio a lunghi passaggi descrittivi, alta letteratura, psicologia del personaggio troppo approfondita. Sì, in questo sono d'accordo. Per me il giallo è un giallo. Se leggo un libro intimista o iperdescrittivo o pretenzioso potrà anche essere un ottimo romanzo ma non sarà mai un giallo a prescindere dal numero dei morti.
  17. Il colpevole non deve mai essere un ladro/killer professionista. Preferisco anche io che l'assassino sia un insospettabile prete.
  18. Un crimine non deve mai tramutarsi in incidente o in un suicidio. Niente da obiettare.
  19. Il movente deve essere sempre di carattere personale. Complotti internazionali e guerre politiche appartengono a un altro genere. Sì sì.
  20. Di seguito una serie di espedienti troppo utilizzati in passato che un buon autore non vorrà mai utilizzare per evitare la banalità:
  • La scoperta del colpevole tramite un mozzicone di sigaretta lasciato sulla scena del crimine che coincide con la marca di quelle fumate dal sospettato
  • L'utilizzo di una seduta spiritica per terrorizzare il colpevole e portarlo all'autotradimento o alla confessione
  • Impronte digitali falsificate
  • Un'alibi creata da un fantoccio
  • Il cane che non abbaia vedendo il colpevole dimostrando così la sua familiarità
  • Il colpevole ha un gemello innocente
  • Siringhe ipodermiche e gocce soporifere
  • l'omicidio effettuato in una camera chiusa dopo che questa è stata aperta
  • associazioni di parole che dimostrano la colpa
  • codici segreti decifrati
Da Christiana trovo che queste regole si avvicinino molto al mio modo di vedere un romanzo giallo e onestamente le trovo ancora molto attuali.
E voi cosa ne pensate?

La scala a chiocciola - Ethel Lina White

 VOTO: 7 ½


 La scala a chiocciola - Ethel Lina White - 1933

Niente foto perché questo libro non è attualmente pubblicato in Italia (è comunque possibile trovare una vecchia edizione Mondadori su eBay a poco prezzo).
Uno stralcio di trama da Wikipedia:
Helen, la protagonista, ha 19 anni, è una ragazza piccola di statura, con un fisico minuto, un vero scricciolo, pallida di carnagione, dai capelli rossi luminosi e soffici. Lavora come ragazza alla pari nella grande residenza di campagna "Summit" che si articola su tre piani, di una ricca famiglia, i Warren. Una residenza molto isolata che dista oltre 30 km dal paese più vicino.
Dopo aver fatto una lunga passeggiata, Helen si rende conto che è molto tardi e mentre sta rientrando si sente spiata, seguita con lo sguardo. Da dietro i numerosi alberi che circondano la residenza dei Warren, vede un'ombra muoversi, è certa che sia un uomo. Forse, però, è la sua immaginazione che gli crea questa sensazione.
Non troppo lontano, nel tempo e nello spazio, da Summit, sono avvenuti ben 4 omicidi, sicuramente opera di un maniaco. Sono state assassinate, strangolate per maggior precisione, quattro giovani donne ed Hellen non si sente al sicuro nemmeno dentro casa.

Ho letto il romanzo qualche mese fa, presa dalla foga di voler leggere quanto più possibile di questa autrice. Se non fosse che ormai ho smesso di pormi questioni di traduzione, mi sto ancora chiedendo per quale motivo il titolo italiano sia questo. La scala a chiocciola non c'entra niente, ça va sans dire.
Bello. Bello, bello. Toh, bello tre volte. La White gioca molto sulle atmosfere e vi assicuro che ci riesce benissimo. Come già era successo con "Statue di cera" ci son stati momenti in cui mi sono rannicchiata sotto le coperte e ho sperato che il gatto non saltasse sul letto proprio allora. La lettura scorre molto bene, i personaggi sono credibili, l'omicida anche ed è tutto studiato per far saltare i nervi di protagonista e lettore.
Consigliatissimo.

La canarina assassinata

 VOTO: 6 ½



La canarina assassinata - S.S. Van Dine - 1927

Il classico nel classico.
Narra dell'omicidio di una stella di Broadway, Margaret Odell, trovata strangolata nel suo appartamento una domenica mattina. La cameriera al servizio della Odell, una volta rinvenuto il cadavere, si mette subito in contatto con la polizia. Tra gli investigatori accorrono il Procuratore Distrettuale Markham e il sergente della polizia Heat, che una volta sul posto capiscono subito di avere di fronte un caso spinoso e non un semplice omicidio come molti predicavano.
Le indagini vanno avanti da settimane senza trovare un potenziale responsabile del brutale omicidio e nel frattempo la stampa comincia a criticare l'operato di Markham e del suo staff, incapace di trovare una soluzione. È in questo frangente che il procuratore chiama in suo aiuto un suo vecchio amico, Philo Vance, e lo convince a collaborare con la polizia per districare la matassa in cui si trova.
 Premessa: Philo Vance non è e non sarà mai il mio detective preferito. Il fatto è che non lo trovo molto originale...sembra un incrocio tra Sherlock e Dorian Gray; non è originale nemmeno nella sua proverbiale antipatia. Detto questo per essere considerati giallisti D.O.C. bisogna aver letto almeno un paio dei suoi libri, allora sciroppiamoci la sua opera più famosa, "La canarina assassinata", in modo da poter avere accesso ai salotti dei giallisti per bene. In realtà se provo a dimenticarmi di Vance e dello stesso Van Dine personaggio parlante, il romanzo è bello. Non rientra nella mia top 10 personale ma è fatto bene, non è di immediata risoluzione, l'ambientazione è affascinante...sì: ci sono dei libri che vanno letti per forza e "La canarina assassinata" è uno di questi.

La signora scompare

 VOTO: 6 ½



La signora scompare - Ethel Lina White - 1936

Dopo aver letto il racconto presente ne "I delitti di Natale" mi sono innamorata di questa autrice e ho immediatamente comprato quello che è attualmente l'unico romanzo disponibile in Italia (purtroppo).

La signorina Froy non aveva nemici. Di questo Iris Carr, una giovane inglese che sta rientrando in patria dopo una vacanza sul continente, è sicura. Nessuno avrebbe potuto nutrire del rancore verso quell'innocua zitella di mezza età, tutta felice perché stava finalmente tornando a casa. Eppure, il posto che occupava fino a poco prima nello scompartimento del treno ora è vuoto. E il fatto incredibile è che gli altri passeggeri sostengono di non averla mai vista, che si è trattato di un'allucinazione da parte della ragazza, della creazione di una mente sovraeccitata. Iris, però, sa che la signorina Froy esiste e ritrovarla prima che sia troppo tardi è l'unica possibilità che ha per dimostrare di non essere pazza. Ma come è possibile che tutti stiano mentendo?
Molto bello ma non lo considero proprio un giallo. O meglio, è lontano dall'idea di giallo che probabilmente condividiamo e di certo non mette in pratica le famose venti regole redatte da Van Dine. È un romanzo avventuroso e dinamico in senso lato, non mi meraviglia il fatto che Hitchcock abbia voluto trarne un film perché si presta molto facilmente alla cosa. Se cercate numerose morti, delitti a porta chiusa, rosa di sospettati rivolgetevi altrove perchè qui non troverete nulla del genere ma secondo il mio modesto parere (sicuramente di parte visto che mi piace molto l'autrice) va letto perché merita. In fondo ogni tanto possiamo rinunciare veleni e coltellate e godere di un mistero puro e sempice.
N.B. la protagonista è insopportabile ma la scelta è stata perfetta.

Il caso con nove soluzioni

VOTO: 6 ½





Il caso con nove soluzioni - J.J. Connington - 1928


Sinceramente avevo rimosso questo libro eppure l'ho letto l'estate scorsa. Ho dovuto rileggere la trama per ricordare...ma ne parliamo dopo la trama.

In una nebbiosa serata d’inverno il dottor Ringwood è costretto a mettersi in macchina per andare a visitare una donna che si è sentita male. Quando arriva faticosamente a destinazione, una casa con giardino alla periferia della città, nessuno risponde al suono del campanello anche se all’interno le luci sono accese. Dato che la porta è aperta, decide di entrare e nel salottino trova, accasciato su un divano, un giovane in un lago di sangue. Questi riesce a sussurrargli qualche parola prima di morire. Il dottore, scoprendo che nell’abitazione non c’è telefono, si reca alla casa accanto per chiamare la polizia. Qui viene accolto dalla cuoca, che lo informa di essere stata lei a convocarlo perché la cameriera non sta bene e in casa non c’è nessun altro. Dopo aver telefonato a Sir Clinton Driffield, il capo della polizia, aver prestato le prime cure alla malata e aver raccolto qualche informazione, Ringwood torna sul luogo del delitto per attendere l’arrivo degli investigatori. Più tardi, prima di rincasare, decide di passare dalla paziente insieme a Sir Clinton, ma quando suona alla porta nessuno risponde. I due riescono a entrare e salgono al primo piano dove, davanti ai loro occhi...
Non sono certa di poter dare un giudizio ma ci provo. Ho capito subito chi era l'assassino ma è probabile che molta gente non ci arrivi (non che io sia un grande genio ma in quel momento provenivo da letture con risoluzioni simili). Non è affatto noioso, è scritto bene, scorre velocemente..ma questa cosa delle nove soluzioni è troppo riduttiva per i miei gusti. O meglio: si adatta bene a questo giallo ma la teoria viene enunciata in modo troppo assolutistico. Si avvicina un po' al "dopo aver eliminato l'impossibile ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità" ma si tratta di una cosa troppo schematizzata che non mi trova assolutamente d'accordo.
Secondo me è un libro che va letto anche solo per leggere questa teoria e sposarla o condannarla a seconda delle proprie idee.

I delitti della Vedova Rossa

 VOTO: 8 ½



I delitti della Vedova Rossa - Carter Dickson - 1935

Di nuovo il mio adorato Dickson Carr, qui sotto le mentite spoglie di Carter Dickson, pseudonimo con il quale firma principalmente i romanzi che vedono protagonista Sir Henry Merrivale. Leggetevi la trama e poi ne parliamo:

Una stanza può uccidere? A questa bizzarra domanda Lord Mantling, eccentrico erede di una famiglia di industriali e appassionato di armi primitive, è deciso a dare una risposta prima che la sua antica dimora londinese venga demolita. Il locale in questione ha un nome curioso e dalle origini oscure, la Camera della Vedova Rossa, e una particolarità: dal 1803 in poi al suo interno sono morte ben quattro persone, tutte in modo misterioso e tutte rigorosamente sole. Negli anni la stanza è stata esaminata più volte da cima a fondo, ma senza che emergesse nulla; del resto, anche l’effetto di un ipotetico veleno nascosto chissà dove sarebbe sicuramente svanito col passare del tempo. Così il padrone di casa convoca un gruppo di amici, tra i quali il famoso criminologo Sir Henry Merrivale, perché prendano parte a uno strano gioco d’azzardo: chi tra loro estrarrà da un mazzo la carta più alta dovrà trascorrere due ore da solo nella stanza maledetta. Il sorteggiato potrà contare sulla vigile presenza degli altri al di là della porta, che ogni quindici minuti lo chiameranno per sincerarsi che sia tutto sotto controllo. Dapprima sembra che le cose vadano per il meglio, poi dietro quella porta… Dal massimo specialista di  “delitti della camera chiusa” un enigma del 1935 che il lettore troverà di difficilissima soluzione.
Ancora una volta una leggenda a uso e consumo di un omicida. Non fatevi fuorviare però dal quel mio "ancora una volta". Sono tanti gli autori che si sono cimentati con tema simile ma non tutti ne sono usciti vittoriosi. Dickson sì. Questa volta il protagonista è Sir Henry Merrivale, criminologo sicuramente meno carismatico di Gideon Fell ma più affascinante di Bencolin, il quale non so perché risulta sempre essere il più amato detective di Carr. Ma sto divagando. Lo consiglio? Certo che lo consiglio...potrei anche smettere di recensire roba di questo scrittore perché tutto ciò che ha scritto merita di essere pubblicato, letto e amato! L'atmosfera di questo romanzo è coinvolgente, è il classico libro da "divorare"...già vi vedo lì frementi in attesa di sapere com'è riuscito l'omicidio a colpire!
È un titolo che non può mancare nella biblioteca di un giallista degno di tal nome.

La villa dei delitti

 VOTO: 7






La villa dei delitti - Martin Porlock - 1931

È possibile morire annegati in una stanza nella quale non c’è nemmeno una goccia d’acqua? No, naturalmente, ma nell’antica dimora di Friar’s Pardon sembra che la cosa sia capitata più volte. La leggenda, infatti, narra che in una determinata camera da letto ben cinque persone sono decedute in quel modo inspiegabile. Ma Enid Lester-Greene, la famosa romanziera che ha appena acquistato la villa, non crede alle leggende. «Dimostrerò a tutti che si tratta solo di sciocchezze!», dichiara a un giornale e inizia i lavori di restauro. L’ala della dimora nella quale erano avvenute le morti misteriose – che l’ultimo proprietario aveva prudentemente chiuso – viene riaperta e riportata all’antico splendore. E a lavori ultimati un gruppo di parenti e amici viene invitato a trascorrere qualche giorno nella villa. Ci sono il fratello della padrona di casa, la figlia, la nipote, il segretario particolare, il nuovo amministratore, una vecchia amica e un giovane barone. Ben presto alcuni strani avvenimenti turbano la serenità degli ospiti: porte che si aprono nonostante siano chiuse a chiave, oggetti che scompaiono, mani sospese nel vuoto che battono alle finestre. Poi una sera, dopo cena, qualcuno si ritira a lavorare nell’ala della leggenda...
Non avevo mai sentito parlare di questo autore (lo stesso dicasi per molti autori editi dalla Polillo) e visto che in rete non trovavo alcuna informazione al riguardo, mi sono fatta guidare dall'istinto...e ho fatto bene! Non c'è moltissimo da dire: è un giallo classicissimo, scritto e gestito in maniera classicissima, con una risoluzione altrettanto classica. Quando dico "classico" non intendo "banale", sia chiaro! Anzi...questo libro mi è piaciuto un bel po'! Scorre bene, non ti fa crollare dal sonno prima del previsto e credo che possa soddisfare appieno il giallista annoiato che non sa più cosa leggere. Mi affascina sempre il tema "casa maledetta" non tanto per la cosa in sè quanto per il modo in cui l'assassino di turno andrà a sfruttare la leggenda per i suoi scopi.
Sì, assolutamente consigliato.


Occhiali neri

 VOTO: 9



Occhiali neri - John Dickson Carr - 1939

Uno dei migliori autori di tutti tempi. Uno dei miei detective preferiti. Dickson Carr&Gideon Fell, la premiata ditta che non ti delude mai. Ok, ok, prima la trama:

In questa storia, che curiosamente vede il suo incipit a Pompei, gli enigmi da risolvere sono due misteriosi avvelenamenti commessi in circostanze eccezionali. Il primo in una pasticceria, dove nessuno può aver avvelenato dei cioccolatini alla crema. Il secondo davanti a numerosi testimoni e addirittura all’obiettivo di una cinepresa che ha fedelmente registrato ogni cosa. Due delitti che sono destinati a rimanere senza spiegazione fino a quando il dottor Fell non riuscirà a dimostrare come una persona poteva trovarsi nello stesso istante in due luoghi diversi.
John Dickson Carr, americano fedele però al giallo "all'inglese", è uno degli autori più prolifici. Ha usato diversi pseudonimi durante la sua carriera, e già solo con il suo reale nome ha scritto decine e decine di romanzi, tra cui quelli che vedono protagonista Gideon Fell. Per presentarvelo prendo in prestito ancora una volta la quarta di copertina di questo libro "Ansima, sbuffa, si percuote la fronte. Si soffia rumorosamente il naso, emette tremendi colpi di tosse; inciampa, geme, impreca anche, sia pur prendendosela con divinità pagane o comunque fuori servizio. Le sedie sulle quali appoggia il suo immenso posteriore sono tutte condannate a rapida morte per soffocamento, eppure questo omaccione dai grandi baffi da bandito e dagli occhiali a pince-nez è nientemeno che il più grande investigatore dilettante della letteratura gialla: il dottor Gideon Fell."
Come si fa a non amare uno così? :)
Quello che più mi piace di Dickson Carr (oltre alle meravigliose e mai scontate trame, ai fantastici personaggi e alle straordinarie risoluzioni) è che spesso e volentieri, all'interno delle sue storie, ne approfitta per dire la sua in fatto di gialli e investigazione. In questo libro in particolare si sofferma sui testimoni, sul loro ruolo e sulla loro presunta o effettiva capacità di giudizio. La storia è molto bella e vi assicuro che il carisma di Gideon Fell sarà in grado di conquistare anche i lettori più scettici. Ne sono così convinta perché la prima volta che ho preso un suo libro in mano avevo l'aria altezzosa di chi legge solo gialli inglesi e non vuole abbassarsi agli americani...aaah, come ero ingenua! Dickson Carr è una droga così poco reperibile che quasi quasi è meglio rimanere ignari!
Ecco, l'unico difetto di questo romanzo è che ne vorrete ancora e ancora e non potrete invece avere un bel niente! Le sue opere non sono edite in Italia quindi le biblioteche o eBay per adesso sono gli unici canali tramite i quali è possibile mettere le mani su qualcosa. O altrimenti si può sempre spammare richieste disperate sulla pagina Facebook della Polillo :P

Caffè al veleno a Piccadilly

VOTO: 6-






Caffè al veleno a Piccadilly - Antony Berkeley - 1929


È un normale pomeriggio londinese quando Ambrose Chitterwick si ferma per un drink al lussuoso Piccadilly Palace Hotel. Nel salone affollato nota una signora di circa sessant’anni intenta a discutere animatamente con un giovanotto, forse il nipote. Incuriosito, osserva la scena, ma il suo interesse viene avvertito dall’uomo, che lo guarda con palese irritazione; per fortuna di Chitterwick, l’arrivo di una telefonata inaspettata, che gli fa lasciare il salone, lo salva da una situazione spiacevole. Quando rientra, poco dopo, l’uomo non c’è più e la donna sembra essersi addormentata davanti al suo caffè. Con un certo imbarazzo, Chitterwick si alza per andare a svegliarla, ma lo attende una macabra scoperta: la signora è passata a miglior vita. Il medico, accorso d’urgenza, trova nel pugno chiuso della morta una fialetta vuota di acido prussico. Suicidio? Chitterwick, che aveva visto il giovane armeggiare con la tazzina del caffè mentre la sua compagna era distratta, non è di questo avviso e chiede all’amico Moresby, ispettore capo di Scotland Yard, di svolgere delle indagini. La sua testimonianza conduce agevolmente all’arresto dell’uomo… ma è proprio sicuro di aver visto giusto? Incalzato dalla moglie del presunto assassino, Chitterwick dovrà ripassare al vaglio tutte le sue certezze, con esiti insospettabili.
Stesso autore de "Il caso dei cioccolatini avvelenati", stesso protagonista...purtroppo però non è lo stesso libro. Non voglio essere spietata nei confronti di questo romanzo perché probabilmente la sua colpa maggiore è quella di dover reggere il confronto con un semi-capolavoro. Una cosa da obiettare però ce l'ho: Ambrose Chitterwick, l'investigatore dilettante risolutore di questo caso e del precedente non è adatto ad essere un protagonista. Se infatti nel primo libro il suo ruolo è stato marginale per tutta la durata della storia per poi essere fondamentale nell'ultimo capitolo, qui è presente sempre e comunque. Ve lo descrivo: borghese di mezza età, scapolo, vive ancora con sua zia ed è ancora attaccato alle sue gonne. È un uomo di una noia mortale...io ho faticato davvero a leggere questo libro perché vi assicuro che nella prima metà ci sono quasi esclusivamente i suoi noiosissimi pensieri e le sue noiosissime attività. Superata questa fase la storia inizia a farsi interessante ma non basta a rendere bello il romanzo. La risoluzione è intuibile per chi in fatto di gialli si è fatto le spalle larghe, ma facendo parte di questa categoria non posso affermare con certezza se si tratta di una banalità o meno. Ok, avevo promesso di non essere troppo cattiva ma lo sono stata. Secondo voi è possibile recensire un libro a prescindere dal protagonista? Io non dico che deve esservi per forza simpatico ma deve avere almeno un particolare curioso o un vizio che lo caratterizzi...
Dopo tutto quello che ho scritto vi aspetterete un "non lo consiglio affatto" ma stranamente non è così. Il fatto che l'autore sia comunque molto bravo e la dinamica dell'omicidio ben fatta mi porta a restare sul vago e dirvi "con tutte le porcherie attualmente edite in italia, a tempo perso si può leggere".

Il caso dei cioccolatini avvelenati

VOTO: 8


Il caso dei cioccolatini avvelenati - Anthony Berkeley - 1929

Che meraviglia!!! Ok, andiamo con ordine e prendiamo la trama in prestito dalla quarta di copertina:

È una vera e propria lezione di detection che prende l’avvio quando un pacchetto viene recapitato al Rainbow Club di Londra. È indirizzato a Sir Eustace Pennefather, uno dei soci, e contiene una scatola di cioccolatini, omaggio della famosa ditta di dolciumi Mason & Sons. Ma lo scorbutico Sir Eustace detesta i cioccolatini e così li regala a un altro membro del club, Graham Bendix, che ha appena perso una scommessa con la moglie la cui posta in palio era proprio una scatola di cioccolatini. Bendix torna a casa, li offre alla moglie, ne mangia un paio anche lui e, nel primo pomeriggio, esce. Poche ore dopo la donna muore. Avvelenata. Chi è stato? Scotland Yard non riesce a venire a capo dell’enigma e allora Roger Sheringham propone ai sei membri del Circolo del Crimine, di cui è fondatore e presidente, di provare a scoprire il colpevole. Tutti si cimentano nell’impresa e tutti arrivano a una conclusione: sei diverse soluzioni, sei diversi colpevoli, ma tutte assolutamente possibili. Qual è quella giusta?

È sicuramente il più bel giallo letto nel 2011. Sono all'impasse e non so cos'altro scrivere. Questo libro non ha bisogno di commenti, è perfetto in tutto: è un giallo che promette e mantiene! Quante volte abbiamo comprato un romanzo leggendo la trama che prometteva scintille salvo poi dimostrarsi banale e scontata? Ecco, non è questo il caso. Questo libro è proprio...una scatola di nove cioccolatini, a nove gusti diversi, dove uno è più buono dell'altro.
È inutile aggiungere che ve lo consiglio, vero? :)

La casa dei sette cadaveri

VOTO: 5





La casa dei sette cadaveri - Jefferson Farjeon - 1939

Questo è stato il secondo libro che ho comprato della Polillo. Spulciando su Amazon ero rimasta affascinata dalla trama:

Ted Lyte è un ladruncolo molto sfortunato. Abituato a sbarcare il lunario con piccoli furti e borseggi, per una volta ha deciso di puntare in alto e di introdursi in una villa sulla costa dell’Essex. Ma lo spettacolo che si trova davanti è così spaventoso che per poco non impazzisce: sette persone – sei uomini e una donna – giacciono privi di vita nel salotto dell’abitazione. Ted fugge a gambe levate, ma viene subito acciuffato da Thomas Hazeldean, un giornalista freelance appena approdato nei paraggi con il suo amato yacht. L’ispettore Kendall, accompagnato sul posto dallo stesso Hazeldean, trova un biglietto che lascerebbe pensare a un suicidio collettivo: una soluzione fin troppo facile per il numero di interrogativi che il caso solleva. Chi erano costoro? Da dove venivano? E, soprattutto, perché si erano riuniti lì? Forse i due abitanti della casa, un certo Fenner e la sua giovane nipote Dora, potrebbero gettare un po’ di luce sulla vicenda, ma a quanto pare sono partiti in tutta fretta verso una destinazione ignota. E più il salotto viene esaminato più particolari curiosi emergono: un ritratto a olio trapassato da una pallottola, una misteriosa palla da cricket appoggiata sopra un vaso da fiori, un indecifrabile indirizzo scritto in punto di morte da uno dei presunti suicidi… Un mystery del 1939 finora inedito in Italia che tiene col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Non mi ha fatto impazzire. La trama non è male ma...c'è quel ma. Anzi, ce ne sono due.
Il primo riguarda la traduzione: non mi è piaciuta affatto, in alcuni punti la trovavo forzata...non so bene come spiegarlo ma uno se ne accorge se qualcosa non va e il testo non scorre bene.
Il secondo riguarda me: il fatto di aver letto centinaia di gialli può essere un grosso limite ed è questo che probabilmente mi ha impedito di apprezzare il libro. Ho capito tutto troppo presto perché l'antefatto che conduce al resto è stato troppo utilizzato in letteratura, da Sherlock Holmes in poi. Non posso dire altro per evitare spoiler ma se hai letto tutto Doyle e un qualsiasi altro autore dell'epoca d'oro, ti aspetti tutto quello che accade nel libro, soluzione compresa.
No, non lo consiglio ai giallisti di esperienza per ovvi motivi, ma nemmeno ai neofiti perché di libri simili ma migliori ce ne sono a iosa.

Delitti di Natale AA.VV.

VOTO: 6 ½ (ci sono racconti da 4, quasi tutti da 6 e uno da 9)



Delitti di Natale - AA. VV.

Cari giallisti, avete riconosciuto immediatamente la copertina qui sopra, eh? Da qualche anno in Italia qualcuno pensa anche a  noi virtuosi (non praticanti) del delitto: si tratta della Polillo Editore, casa editrice milanese che si è imposta sul mercato grazie alle sue collane tematiche, in particolare quella de I Bassotti, dedicata ai gialli che qui da noi nessuno ha la decenza di pubblicare più.

Il primo libro della serie che vado a recensire è per l'appunto il primo da me acquistato: "Delitti di Natale", ovvero una raccolta di racconti scritti da vari autori. Iniziamo col dire che non sono un'appassionata di racconti, forse perché sono appunto per loro natura troppo brevi e odio le cose che finiscono in fretta. E allora perché l'ho comprato? Ma perché amo sia i delitti che il Natale, è ovvio!
In realtà l'aspetto natalizio è totalmente in secondo piano se non addirittura assente (spesso e volentieri sono semplicemente delle storie ambientate in Inverno) e, per quanto io abbia bocciato la maggior parte dei racconti presenti, promuovo comunque il libro per avermi fatto conoscere Ethel Lina White, meravigliosa autrice che in "Statue di cera" dimostra tutto il suo talento. Si tratta di un racconto di atmosfera, scritto così bene che non vi nego che ad un certo punto ho tirato su le coperte fin sopra al naso! Le altre storie non mi hanno colpito particolarmente e salvo il simpatico espediente di "Un problema in bianco" di Nicholas Blake dove l'autore non dà subito la soluzione del caso ma invita il lettore a ragionarci su rimandandolo in appendice per la verifica, non ho trovato altro sopra la media.
Ovviamente questo è un parere totalmente personale e il bello delle raccolte è proprio questo: è possibile scoprire nuovi autori mai letti prima e capire chi e cosa fa per noi.

Appartamenti per signore sole

 VOTO: 8 ½



Appartamenti per signore sole - Masako Togawa - 1957

Tokio. Gli appartamenti K sono abitati da un centinaio di donne sole, una volta giovani e piene di vita, oggi vecchie e in qualche caso malvage. Il residence nasconde un segreto che collega il rapimento - un caso rimasto irrisolto - di un bambino di quattro anni, nel lontano 1951, e il seppellimento clandestino, nello scantinato, del cadavere di un altro bambino. Perciò, quando si viene a sapere che l'edificio deve essere abbattuto per far posto a una strada in costruzione, più di una inquilina trema: nessuno è più al sicuro... 

È vero, generalmente sono una purista del giallo inglese dell'epoca d'oro...ma prima o poi quei libri finiranno e chi sazierà la mia fame di gialli? Non sono totalmente neofita in fatto di autori giapponesi sia perché mi piace la letteratura nipponica, sia perché leggo...ehm...il Detective Conan. È inutile che ridete, vi assicuro che ho trovato spesso dei casi geniali! Fatto sta che una mia amica che studia giapponese a Venezia, mi ha consigliato questo libro con una precisazione "Sta'attenta perché il giallo giapponese è molto diverso da quello europeo; non basarti su Conan perché le sue storie ricalcano quelle di Doyle e della Christie".
Dopo aver letto il libro ho capito cosa intendeva: le differenze non sono tanto negli intrecci quanto nelle atmosfere. "Appartamenti per signore sole" è stato pubblicato nel '57, ma pur essendo coevo di romanzi christiani quali "Istantanea di un delitto" e "Le due verità", non vi ha niente da spartire. Il romanzo giapponese infatti è attualissimo, mentre lo leggi puoi tranquillamente immaginare che stia accandendo oggi stesso, è tutto molto reale e naturale...il che è assurdo visto che l'Inghilterra è qua dietro casa e il Giappone lontanissimo da noi in molti sensi.
Un'altra differenza fondamentale è che non posso descrivere questo romanzo come "avvincente". È bello e lento ma non nel senso di noioso! È lento in maniera totalmente "naturale" (ecco che ritorna questa parola): è così che vanno le cose. Non è un libro avventuroso, è un giallo psicologico che gioca meravigliosamente bene con i falsi presupposti che il lettore si crea. Il finale è davvero una bellissima sorpresa.

Consigliato, anzi...consigliatissimo non solo ai giallisti ma anche ai sempre più frequenti appassionati di cultura nipponica. Non è facile scontrarsi con la letteratura giapponese (e non parlo di Murakami e Yoshimoto che potrebbero essere tranquillamente considerati autori occidentali), ma questo libro è accessibile a chiunque.

Poirot e i quattro

 VOTO: 6 ½



Poirot e i quattro - Agatha Christie - 1927

Io amo Poirot. Apro il post con questa informazione perché è importante. Quelle poche volte che ho avuto la fortuna di potermi confrontare con altri giallisti, mi son trovata mio malgrado a litigare a causa della figura di Poirot. A quanto pare l'odio che la stessa autrice nutriva nei confronti di testa-d-uovo è condiviso da molti. Ma insomma!!! È vero, Poirot è pedante, pieno di sè, insopportabile...ma lo è così tanto al punto da diventare irresistibile! Perché dico questo invece di parlare del libro? Perché quest'opera si discosta dalle altre che vedono il belga come protagonista: il nemico non è il giovane scapestrato che uccide la nonna per ereditare migliaia di sterline. Qua si parla nientepopodimeno che della più grande organizzazione di sempre, i terribili Quattro che con le loro menti perverse muovono i fili del mondo. E Poirot è qui, pronto a stanarli. Con queste premesse è facile intuire due cose: prima di tutto non si tratta di un giallo classico (e i puristi come me potrebbero storcere un po' il naso), inoltre il Poirot protagonista è elevato all'ennesima potenza. Se quindi nel mio caso il mio amore per lui è in grado di farmi sopportare di tutto, l'appassionato di giallo puro che non tollera quel baffuto omino è bene che stia alla larga da questo libro. È scritto bene, è avvincente ma molto (troppo?) meno credibile di tanti altri.
Il quote che vale l'intero libro:

"Sì, non fosse stato per i miei occhi velocissimi, occhi di gatto, a quest'ora Hercule Poirot sarebbe morto...una tragedia per il mondo intero. E così voi, mon ami...anche se la vostra morte non sarebbe stata una tale calamità..."

Ma come si fa a non amare un personaggio così??? :)






Perché non l'hanno chiesto a Evans?

VOTO






"Perché non l'hanno chiesto a Evans?" - Agatha Christie - 1934

Ecco un altro dei libri meno conosciuti della Christie. Anche qui nessun detective ufficiale, solo una coppia affiatata di ragazzi curiosi.

Bobby Jones sta giocando a golf quando, alla ricerca della pallina perduta, intravede un uomo precipitato giù per la scogliera; lo raggiunge ma per il poveretto non c'è nulla da fare: muore dopo pochi minuti non prima però di aver formulato la domanda "Perché non l'hanno chiesto a Evans?". Per trovare la risposta a questa domanda bisognerà seguire il protagonista e la sua amica fino alla fine del libro.


La giovane età dei protagonisti, lo spirito di avventura, le involontarie gag e la voglia di scoprire chi diavolo è questo Evans rendono questo libro molto divertente. Potrei definirlo un giallo avventuroso ma non è così: trovo che lo spirito di avventura sia superiore all'elemento giallo che, per quanto presente, è quasi un pretesto. Lo trovo perfetto per un ragazzo/a che si avvicina al genere. Non me ne voglia la Christie, non sto abbassando la sua opera alla letteratura per ragazzi, io stessa ho appena finito di rileggerlo per la terza volta e a 34 anni sono riuscita ancora a goderne, ma...se cercate un libro per far avvicinare alla lettura vostro figlio o vostra nipote, dico che questo sarebbe un ottimo punto di partenza.
E ai giallisti d'esperienza? Beh, a un libro di Agatha non bisogna mai dire di no ;)

Un cavallo per la strega - Agatha Christie


VOTO: 10



"Un cavallo per la strega" - Agatha Christie - 1961


Non avete mai sentito parlare di questo libro? Me lo aspettavo. Nonostante la mia amica Agatha abbia scritto ben 88 romanzi,  i titoli più citati e conosciuti sono sempre quei quattro o cinque. Onestamente non ho alcuna voglia di star qui a elogiare "Dieci piccoli indiani" o "Assassinio sull'Orient Express" perché chiunque ne ha sentito parlare ed è stato già detto tutto al riguardo. Parlerò quindi della Christie, ma mi soffermerò sulle sue opere dimenticate. Tra queste troviamo appunto "Un cavallo per la strega", in lingua originale "The Pale Horse", uno dei miei libri preferiti in assoluto. Tralascio la polemica sul titolo e arrivo al dunque.
Nel libro non è presente nessuno dei soliti detective, il protagonista è generato dal caso.
Per evitare spoiler di qualsiasi tipo mi limiterò a raccontarvi la trama quotando la quarta di copertina:
In una sera nebbiosa, qualcuno ha seguito e assassinato il povero reverendo Gorman, recatosi a portare gli ultimi conforti a una moribonda. Chi può essersi macchiato dell'omicidio di un generoso sacerdote apparentemente amato e stimato da tutti? La polizia avanza l'ipotesi che l'omicidio sia legato a una strana lista ritrovata in una scarpa del cadevere, un elenco di persone che però non sembrano avere alcun elemento in comune fra loro. Venuto a conoscenza della cosa, lo scrittore Mark Easterbrook, ricordandosi di una strana lite di cui era stato testimone, collega i fatti e comincia a indagare.
Ok, diciamo che come riassunto non è poi così intrigante; io avrei citato anche gli oscuri riti, le inspiegabili morti...e cosa sarà mai questo Cavallo Pallido?
Il libro  è avvincente, scritto benissimo e l'atmosfera macabra contribuisce a renderlo come una delle opere più cupe dell'autrice. Ma c'è di più: il delitto perfetto non esiste ma ad oggi non ho mai trovato in letteratura un altro omicidio che si avvicini così tanto alla perfezione. Addirittura mi arrischio a dire che potrebbe essere attuato anche oggi, quasi 50 anni dopo la sua prima pubblicazione. CSI permettendo.
Consiglio "Un cavallo per la strega" a chiunque, non solo agli appassionati di gialli. Chissà....potrebbe nascere un nuovo amore!

Una chicca: nel romanzo è presente il personaggio di Ariadne Oliver, una simpaticissima scrittrice di gialli, spudorato alter ego della Christie. La troviamo in molti altri titoli dove affianca quasi sempre Hercule Poirot.

martedì 17 gennaio 2012

Per iniziare...

Non ricordo nemmeno la prima volta che mi sono avvicinata al giallo ma non è difficile immaginare mia madre che mi tiene sulle gambe mentre guarda il Tenente Colombo. Sì, credo sia andata così. Ricordo che già da piccola mi faceva arrabbiare terribilmente il fatto di conoscere l'assassino dopo i primi minuti. Passare ai libri è stato facile per una lettrice incallita come me: a otto anni avevo letto il libro Cuore, Piccole donne, Piccole donne crescono, Il piccolo Lord...insomma, tutta la sfilza di romanzi su bambini sfigati. Ma non mi bastava... Compravo tutte le settimane Topolino (a dir la verità lo compro ancora adesso a 34 anni suonati) e adoravo le storie in cui il topo vestiva un buffo cappello da cacciatore e suonava il violino...eheh...Qualcuno mi spiegò che era una citazione a Sherlock Holmes e di lì a poco mi ritrovai con un libro di racconti di Conan Doyle tra le mani. Mettiamo subito le cose in chiaro: per quanto affascinata da quel libro e da quel meraviglioso detective, anche lì trovavo ingiusto il fatto di non poter giocare alla pari con lo scrittore. La risoluzione dei casi era geniale ma, una volta terminata la lettura, guardandomi indietro mi rendevo perfettamente conto che non avrei mai potuto indovinare. Nemmeno Doyle giocava alla pari! In quel momento è arrivata la Dame. Telefilm, fumetti e Holmes hanno gettato le fondamenta, ma la mia piccola (a volte morbosa) passione per i gialli è stata costruita sull'opera di Agatha Christie. Che descrizioni! Che personaggi! Finire di leggere un libro giallo e sentirsi idioti per non esserci arrivati prima nonostante gli indizi presenti è per me un'emozione impagabile.
Ho sempre coltivato questa mia "mania" da sola, la mystery novel in Italia è sempre stata abbastanza bistrattata e il fatto che uno dei romanzi più importanti attualmente non sia edito da nessuno ("Le tre bare" di Dickson Carr) è indicativo. Dico spesso "Amo leggere E amo i gialli", come se fossero due cose distinte. Per me è realmente così. Nella mia vita esistono Murakami, Eco, Nothombe, Martin, Vitali e, a parte, i gialli con la Christie, Carr, Doyle, etc. etc. La letteratura mi emoziona, mi fa riflettere, mi accompagna in ogni giorno della mia vita, i gialli invece hanno un posticino tutto particolare: è il posto dove mi rifugio quando sono giù, quando sono arrabbiata, quando soffro di insonnia. Se la letteratura ha sfamato il mio spirito, i gialli hanno sviluppato il mio intelletto. Dicono che sono una persona empatica, osservatrice, intuitiva...se sapessero che il merito di ciò è solo di Miss Marple! Questo blog parte da qui, dal mio amore per il giallo, dai the delle cinque, dai cioccolatini con uno strano retrogusto di mandorla, dai paesaggi di campagna, dalle cameriere chiacchierone, da detectives meravigliosamente insopportabili, dai fogli ingialliti dei Mondadori comprati su eBay. Sono qui per recensire i libri che ho amato, quelli che ho odiato e scoprire ciò che non ho ancora letto. La porta è aperta e se vorrete venire a trovarmi ci sarà sempre una tazza di earl grey pronta per voi. Sempre che vi fidiate, ovviamente ;)